mercoledì 18 novembre 2015

L'innocente (1976)

di Luchino Visconti

 
Regia: Luchino Visconti. Soggetto: Gabriele D'Annunzio (libera riduzione del romanzo omonimo). Sceneggiatura: Suso Cecchi D'Amico, Enrico Medioli, Luchino Visconti. Fotografia: Pasqualino De Santis (Techincolor). Montaggio: Ruggero Mastroianni. Aiuto Regista: Albino Cocco. Assistente alla Regia: Giorgio Treves. Coordinamento Edizione Italiana: Mario Maldesi. Direttore della Scenografia: Mario Garbuglia. Arredamento: Carlo Gervasi. Costumi: Piero Tosi. Assistente ai Costumi: Alberto Verso. Musiche: Franco Mannino (dirette dall'autore). Dischi: Cinevox Record. Direttore di Produzione: Lucio Trentini. Produttore: Giovanni Bertolucci per la Rizzoli Film spa. Maestro d'Armi: Enzo Musumeci Greco. Operatori alla Macchina: Mario Cimini, Giuseppe Berardini. Fotografo di scena: Mario Tursi. Fonico: Mario Dallimonti. Tecnico del Colore: Ernesto Novelli. Girato in Technovision (Ece). Mixage: Federico Savina. Doppiaggio: Cine Video Doppiatori. Edizioni Musicalli: Rizzoli Film, Bixio, Cemsa. Orchestra Stabile della Gestione Autonoma dei Concerti Accademia Nazionale Santa Cecilia. Brani Musicali: Berceuse, Walzer (Chopin), Marcia turca (Mozart), Giochi d'acqua a Villa d'Este (Liszt), interpretati al piano da Franco Mannino; Che farò senza Euridice (Gluck, eseguito dal mezzo soprano Benedetta Pecchioli, al piano Franco Mannino. Teatri di Posa: Dear International spa. Residenze: Villa Bellosguardo e Villa Lilla (Pieve Santo Stefano, Lucca), Villa Arnolfini "La Badiola" (San Pancrazio, Lucca). Co Produzione Italia/Francia: Rizzoli Film (Roma), Les Films Jacques Leitienne (Parigi), Societé Imp. Ex. Cl. (Nizza), Francoritz Production sa (Parigi).


Interpreti: Giancarlo Giannini, Laura Antonelli, Rina Morelli, Massimo Girotti, Didier Haudepin, Marie Dubois, Roberta Paladini, Claude Mann, Marc Porel, Jennifer O' Neill (doppiata da Valeria Moriconi), Philippe Hersent, Elvira Cortese, Siria Betti, Enzo Musumeci Greco, Alessandra Vazzoler, Marina Pierro, Vittorio Zarfati, Alessandro Consorti, Filippo Perego, Margherita Horowitz, Riccardo Satta.


L'innocente è l'ultimo film di Luchino Visconti, opera incompiuta, perché il regista riesce soltanto a girare la pellicola e a realizzare una prima bozza di montaggio, che reputa poco soddisfacente. Incompiuta e non del tutto riuscita, anche se dal punto di vista stilistico - scenografico l'approccio alle tematiche decadenti di Gabriele D'Annunzio (rivisitate con intelligenza e garbo) è di notevole interesse. Vediamo in breve la trama, solo un libero adattamento del romanzo, visto che la sceneggiatura - scritta con Suso Cecchi D'Amico ed Enrico Medioli - conferisce importanza a personaggi minori, modifica situazioni e opta per un duplice tragico finale. Tullio Hermil (Giannini) non ha più rapporti con la moglie Giuliana (Antonelli), che dice di stimare e tratta come una sorella - confidente. Il marito non solo non nasconde la relazione con la contessa Teresa Raffo (O'Neill), ma ne parla alla moglie e chiede consiglio, mentre Giuliana sembra accettare il fatto compiuto.


Giuliana conosce un giovane scrittore, Filippo d'Arborio (Porel), vive con lui una breve ma intensa relazione e rimane incinta. Tullio diventa geloso, pare innamorarsi di nuovo della moglie in un impeto di passione, ma quando viene a sapere che aspetta un figlio da Filippo vorrebbe farla abortire. Giuliana rifiuta, Tullio deve accettare la gravidanza ma decide di uccidere il figlio della colpa (l'innocente del titolo) esponendolo a una fredda nevicata durante la notte di Natale. Il bimbo muore, tutti pensano per cause naturali, ma Giuliana intuisce l'orribile gesto e grida tutto il suo odio al marito. Tullio scappa da Teresa che non lo comprende ma è sconvolta dai fatti e decide di lasciarlo. Tullio - abbandonato da tutti - decide di suicidarsi con un colpo di pistola. La scena memorabile del film è il finale che vede Jennifer O'Neill lasciarsi alle spalle la villa e il suo passato, oltre a delitti e suicidi, percorrendo un viale nebbioso.

 
L'innocente fu presentato fuori concorso al Festival di Cannes del 1976, due mesi dopo la morte di Visconti, che diresse il film malato, seduto in carrozzella, aiutato dai fidi collaboratori. Il regista morì a primavera, per una grave forma di trombosi, ma aveva già visionato una bozza di montaggio di cui non era convinto. Suso Cecchi D'Amico apportò poche modifiche che scaturirono da un confronto dopo la visione, ma nella sostanza il lavoro uscì nella forma incompleta realizzata da Visconti, quindi non può dirsi opera conclusa. L'innocente è un film profondamente decadente e dannunziano, anche se alcuni critici negano e ritengono che Visconti abbia affrontato con spirito critico il testo del poeta di Pescara. Il protagonista è un superuomo, ateo, libertino, anticonformista, ricalcato in parte sul carattere di D'Annunzio; così come l'impianto della storia è un melodramma romantico, crepuscolare, a tinte fosche, che descrive i rapporti erotici e matrimoniali nell'Italia umbertina. Il romanzo di D'Annunzio è preso solo come base per un adattamento moderno, in senso cinematografico: il protagonista non narra in prima persona, la moglie è molto meno remissiva, la contessa amante acquista un'importanza che nella storia non possiede, la coppia del romanzo ha due figli e non desidera il terzo, il suicidio di Tullio è un'aggiunta di sceneggiatura.


L'innocente di Visconti è un film che serve a scatenare un profondo dibattito su aborto ed emancipazione femminile, perché i personaggi delle due donne sono molto indipendenti - soprattutto l'amante - e moderni, affrontano la vita da sole e prendono decisioni che contrastano con la volontà dei compagni. Il film ottiene un buon successo di pubblico, ottavo posto della stagione, incasso di 1.246.472.000 lire, dovuto anche alla presenza dei due attori protagonisti, soprattutto a Laura Antonelli, anche se Visconti avrebbe voluto Delon e la Schneider. Il regista morì prima di assaporare la gioia di uno dei suoi maggiori successi commerciali ai quali da tempo non era abituato, anche se le testimonianze dei collaboratori confermano che non era soddisfatto, forse credeva di non essere stato abbastanza chiaro nel separare D'Annunzio dal suo stile letterario e cinematografico. Il regista chiama sul set due attori feticcio: Massimo Girotti - protagonista di Ossessione -, nel piccolo ruolo del conte che vuol concupire la contessa, e Rina Morelli - compagna di Paolo Stoppa -, sempre presente nei film di Visconti, da Senso in poi, qui nei panni della madre di Tullio.


Laura Antonelli è bravissima, forse nel ruolo della sua vita a livello di interpretazione drammatica, anche se deve recitare nuda in un paio di sequenze, per esigenze produttive, visto che Visconti non amava spogliare le attrici. In compenso abbiamo il classico nudo maschile, spesso presente in Visconti, questa volta tocca a Marc Porel, nei panni di Filippo D’Arborio, lo scrittore (in parte simile a D'Annunzio) amante di Giuliana. Porel è un bello e maledetto anche nella vita reale, lavora molto in Italia, soprattutto nel cinema minore, muore a soli 34 anni per overdose. Ottimo Giancarlo Giannini come perfido marito infanticida, ateo, razionale, privo di sentimenti, con uno sguardo che sprizza scintille di odio per buona parte del film. Jennifer O'Neill è una valida co-protagonista, che ricopre un ruolo fondamentale, inesistente nel testo letterario. Il film gode di una regia formale ed equilibrata, caratterizzata da ottima direzione di attori e tecnica di ripresa dal taglio classico, con un parco uso dello zoom.


La messa in scena è sontuosa, scenografie imponenti - curate da Garbuglia e Gervasi - ricreate negli Studi Dear e in alcune ville lucchesi, costumi perfetti curati da Piero Tosi. La colonna sonora è una gioia per gli orecchi, Franco Mannino merita il David di Donatello, interpretando alcuni pezzi classici al pianoforte (Chopin, Mozart, Liszt...), come bonus abbiamo un brano lirico cantato dal mezzo soprano Benedetta Pecchioli. Fotografia anticata, nitida, morbida, dai toni ocra e pastello, spesso nebbiosa, da romanzo crepuscolare. Un film molto teatrale - come stile di Visconti - girato in interni ben arredati, che denota una cura per i particolari ai massimi livelli, con attori che vestono sfarzosi abiti d'epoca. Il tono è romantico - sentimentale, con misurati accenni erotici sui quali Visconti non calca mai la mano, visto che non è il suo campo.


L'innocente è un romanzone ottocentesco un po' datato, riscattato da accenni di modernità quando affronta il tema femminista e il problema dell'aborto. Un lavoro letterario, un melodramma in costume a tinte fosche, con echi dannunziani che si fanno più ridondanti nell'imprevisto finale. Visconti s'inventa l'uscita di scena del superuomo, la sconfitta del libertino razionale, criticando in parte le idee di D'Annunzio che nel romanzo decide di far sopravvivere il protagonista alla sua terribile colpa.

Rubrica bisettimanale di cinema di Gordiano Lupi su Futuro Europa:
http://www.futuro-europa.it/category/cultura
 
 

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