giovedì 17 dicembre 2015

Il turno (1981)

di Tonino Cervi

 
Regia: Tonino Cervi. Soggetto: Luigi Pirandello (liberamente ispirato al romanzo Il turno, 1902). Sceneggiatura: Nicola Badalucco, Tonino Cervi, Gianni Manganelli. Fotografia: Enrico Guarnieri (Technicolor). Montaggio: Nino Baragli. Musiche: Vince Tempera. Edizioni Musicali: April Music srl. Architetto Scenografo: Giancarlo Bartolini Salimbeni. Costumi: Lucia Mirisola. Costumista: Enrico Luzzi. Coreografia: Umberto Pergola. Aiuto Regista: Serena Canevari. Operatore alla Macchina: Renato Ranieri. Fonico: Roy Rocco Mangani. Trucco Laura Antonelli: Gilberto Provenghi. Fotografo di Scena: Enrico Appetito. Sonorizzazione: Cinefonico Palatino. Mixage: Alberto Doni. Effetti Sonori: Roberto Arcangeli. Teatri di Posa: Cinestudi Dear (Roma). Pellicola: Kodak. Titoli e Truke: Studio 4. Organizzatore Generale/ Direttore di Produzione: Michele Marsala. Produttore: Piero La Mantia. Casa di Produzione: Mars Film Produzione spa. Canzoni: Il turno (Casadei - Tempera), canta Raoul Casadei; Marmellata albicoque e Sirena nera (Albertelli - Tempera), canta Bruno D'Andrea; Papaveri e papere (Panzeri - Rastelli - Mascheroni), canta Fabio Concato. Interpreti: Laura Antonelli, Paolo Villaggio, Vittorio Gassman, Bernard Blier, Gianni Cavina, Turi Ferro, Milena Vukotic, Giuliana Calandra, Luigi Lodoli, Giovanna Mainardi, Tiberio Murgia, Colette Shammah, Victoria Zinny, Lila Kedrova, Antonella Antinori, Arfenone Belsana, Umberto Amambrini, Tonino Aschi, Franco Beltrame, Salvatore Billa, Salvatore Campochiaro, Emma De Luca, Bernardino Emanuelli, Giovanni Febbraro, Gabrio Gabrani, Gregorio Gandolfo, Donilde Humphreys, Margherita Horowitz, valerio Isidori, Marco Loddo, Antonio Maimone, Renato Malavasi, Cesare Nizzica, Ferdinando Paone, Anna Maria Pescatori, Maurizio Russo, Francesco Torrisi, Alessandra Vazzoler.
 
 
La trama de Il turno deriva da un romanzo poco noto di Luigi Pirandello, scritto nel 1902, dopo L'esclusa e prima de Il fu Mattia Pascal, liberamente ispirato soltanto nei toni e nel finale, perché la storia è rispattata nei minimi particolari dagli sceneggiatori Cervi, Badalucco e Manganelli. Don Ravì (Blier) vuol far sposare la giovane e bella figlia Stellina (Antonelli) al vecchio e ricchissimo Don Diego Alcozer (Ferro), quattro volte vedovo, ormai inattivo da un punto di vista sessuale. La figlia spera che il vecchio muoia presto, lasciandola ricca e in grado di sposare lo sciocco barone spiantato Pepè Alletto (Villaggio), che ama con tutta se stessa. Don Diego non muore neppure dopo un brutto infortunio, ma è il cognato avvocato Ciro Coppa (Gassman) a trovare il rimedio dell'annullamento davanti alla Sacra Rota per vizio del consenso. Il turno di Pepè non arriva ancora perché Stellina sposa l'avvocato, che muore durante la prima notte di nozze, lasciando libero il campo. Ultimo ostacolo alle nozze è un mafioso (Cavina), di cui Pepè - in un inatteso moto di coraggio - riesce a liberarsi. Poche davvero le diifferenze con il romanzo: Don Diego si ammala di polmonite e non subisce un infortunio giocando a Mosca Cieca; l'avvocato muore durante una lite in tribunale con il procuratore del re e non d'infarto la prima notte di nozze; la figura del mafioso - interpretato da Cavina - è una mera aggiunta di sceneggiatura.
 
 
Il tono del film, invece, è ben diverso dalla classica commedia teatrale pirandelliana: siamo dalle parti della farsa, ai limiti del trash, tra la commedia sexy e quel che resta della commedia all'italiana. Il film è lungo, il montaggio poco serrato, la sceneggiatura risente di punti morti ed è di una prevedibilità sconcertante, ma gli interpreti sono eccellenti. Gassman è perfetto nel ruolo da sbruffone arrogante che si approfitta di un ingenuo Villaggio, a suo agio come succube imbranato. Turi Ferro ritrova Laura Antonelli dopo Malizia ed è bravo come vecchio rincoglionito che si fa cantare Tua dalla donna di turno, visto che è impotente. Giani Cavina è un convincente mafioso, meno pericoloso di quel che vuol far sembrare, anche se schiaccia le noci con le mani. Bernard Blier è un padre diligente, interessato al denaro e non alla felicità della figlia. Milena Vukotic e Tiberio Murgia, sono cameriera innamorata del barone spiantato e maggiordomo fedele del ricco Don Diego.
 
 
Laura Antonelli è al massimo della forma, non si vede mai nuda, ma recita indossando abiti trasparenti che fanno intravedere tutto, soprattutto quando entra per la prima volta nel letto di Don Diego. Una parte da pura commedia sexy vede Villaggio spiare con un binocolo Laura Antonelli mentre si spoglia lentamente, quindi indossa reggicalze e giarrettiere. Paolo Villaggio pare poco adatto alla parte, anche se interpreta ottimi duetti farseschi con Gassman, ma il tentativo di portare il personaggio di Fantozzi (ne aveva già interpretati tre) in una commedia pirandelliana naufraga miseramente e trasforma un progetto ambizioso in una farsa poco incisiva.
 
 
Tonino Cervi ritrova Laura Antonelli dopo Il malato immaginario e la guiderà di nuovo con Sordi ne L'avaro, altro testo di matrice teatrale. Molti interni girati alla Dear ed esterni siculi ben fotografati da Guarnieri (senza eccessi né virtuosismi), uso dello zoom senza sosta, eccesso di primi piani, campi e controcampi. Finale atteso: "Avete visto? E' arrivato anche il mio turno...", afferma il barone mentre prende possesso della bramata Stellina. Musica dal taglio pop di Vince Tempera, che scrive la sigla dei titoli di coda (Il turno), cantata dall'orchestra di Raoul Casadei, oltre a Marmellata albicoque e Sirena nera, interpretate da Bruno D'Andrea. Nella colonna sonora anche Papaveri e papere oltre a un accenno di Tua, intonata da Laura Antonelli. La critica. Morando Morandini: "Un Pirandello (poco noto) rimpicciolito nel formato di una commedia all'italiana di serie B. Turi Ferro spicca in una compagnia di attori fuori posto".

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