martedì 5 gennaio 2016

La gabbia (1985)

di Giuseppe Patroni Griffi 
 
 
Regia: Giuseppe Patroni Griffi. Soggetto: Francesco Barilli. Sceneggiatura. Alberto Silvestri, Concha Hombria, Lucio Fulci. Foptografia: Juan Amoros, Hans Burmann. Montaggio: Sergio Montanari. Art Director: Ezio Altieri. Scenografia: Luis Vazquez. Regista Seconda Unità: Aldo Terlizzi. Fotografia Seconda Unità: Claudio Morabito. Operatore alla Macchina: Carlo Tafani. Fonico: Roberto Petrozzi. Fotografi di Scena: Enrico Appetito, José Salvator. Effetti Speciali: Paolo Ricci. Effetti Speciali Sonori: Luciano e Massimo Anzellotti. Mixage: Danilo Moroni. Doppiaggio: Gruppo Trenta. Direttore del Doppiaggio: Pino Colizzi. Direttore di Produzione: Sergio Borelli. Musiche: Ennio Morricone (composte e dirette). Edizioni Musicali: General Music (Roma), Interdemos Music (Milano). Organizzatore Generale: Sandro Mattei. Produttore: Ettore Spagnuolo. Case di Produzione: Visione Cinematografica SRL (Roma), Bridas SA (Madrid). Direttore di Produzione (riprese Spagna): Carlos Ramon. Teatri di Posa: Incir - De Paolis (Roma). Negativo: Kodak Eastmancolor. Sviluppo e Stampa: Telecolor spa, Fotofilm (Madrid). Titoli e Truke: Penta Studio. Interpreti: Tony Musante, Laura Antonelli, Florinda Bolkan, Laura Troschel, Blanca Marsillach, Cristina Marsillach, Achille Brunini, Mercedes Duval, José Maria Bastus, Manuel Tienda. 
 
 
La gabbia di Giuseppe Patroni Griffi (1985) è un film scritto da Francesco Barilli e sceneggiato da Alberto Silvestri e Lucio Fulci che realizzerà una sua versione da regista ne Il miele del diavolo (1986) con Corinne Clery. Si tratta di un insolito thriller erotico, quasi un pezzo unico nei film interpretati da Laura Antonelli che recita una parte morbosa e viene ripresa in molte scene audaci. Si tratta di un buon soft d’autore che però ha il limite di risultare poco incisivo e molto frenato proprio nei frangenti che dovrebbe spingere sull’acceleratore. Tony Musante è l’interprete maschile, tra le donne ci sono Florinda Bolkan, Cristina Marsillach, Bianca Marsillach e Laura Troschel. Se lo avesse girato Fulci, come avrebbe dovuto, invece di un regista classico e teatrale come Patroni Griffi, forse sarebbe venuto fuori un prodotto migliore, soprattutto meno castigato. Resta un film interessante, per una colonna sonora intensa composta da Ennio Morricone, per il clima morboso e angosciante e per l’erotismo malsano e perverso che pervade la pellicola. Hélène (Florinda Bolkan) e Michael (Tony Musante) sono amanti e sembrano innamorati, ma per Natale la donna lascia solo il suo uomo perché deve occuparsi del figlio. Musante ritrova Marie (Laura Antonelli oggi e Bianca Marsillach nelle scene da giovane), una vecchia fiamma di vent’anni prima. Musante aveva fatto l’amore con quella donna in un capanno di legno su una spiaggia deserta e poi l’aveva abbandonata senza lasciare tracce. In un primo tempo tra i due sembra rinascere il vecchio amore ma è solo finzione di una donna folle che ricorda i giorni della grande delusione. Marie Michael e lo lega per i polsi alla spalliera del letto, simulando un gioco erotico, ma di fatto imprigionandolo.
 
 
L’uomo se ne rende conto quando la donna gli impedisce di abbandonare l’appartamento che si trasforma in una vera e propria gabbia. La figlia Jacqueline (Cristina Marsillach) s’invaghisce in modo perverso di Michael e sfida la madre in un perfido gioco che la fa sembrare più folle di lei. Durante la prigionia dell’uomo assistiamo a molte scene di sesso torbido, sia nei ricordi di gioventù che in presa diretta. Nel ricordo Musante amoreggia con Bianca Marsillach su un’altalena mentre la ragazza è legata per i polsi, abbiamo una fellatio appena intuita e un rapido approccio in ascensore. Protagonista delle scene erotiche più piccanti è la bella e convincente Bianca Marsillach, attrice che purtroppo è stata (come la sorella Cristina) poco più che una meteora. Quando la scena si svolge al presente abbiamo Musante e la Antonelli che scopano sul tavolo di sala in una sequenza molto intensa, lui toglie con delicatezza gli slip di lei fino a mostrare le parti più intime della bella attrice. Molto perverse le scene che vedono Musante legato al letto con Laura Antonelli in uno strip sensuale che la fa restare in mutandine e calze nere, dopo essersi sfilata una vestaglia di seta. Lo strip si conclude con la donna che lega l’uomo per i polsi usando le calze di seta. Laura Antonelli non è più giovanissima ma è sempre bella e sprizza sensualità da tutti i pori.
 
 
Stupenda quando si veste si veste di rosso per la cena, perfida e folle durante la colluttazione, quando l’uomo si ribella e lei ricopre il suo corpo di uova di rosso caviale. Cristina Marsillach mostra le sue acerbe grazie mentre pulisce Musante dalla pietanza che lo ricopre. L’erotismo malsano e perverso raggiunge il culmine nella scena in cui Laura Antonelli si alza la veste e si masturba davanti a Musante, mentre la figlia spia la scena dalla porta socchiusa e compie identica masturbazione. Sono sequenze ad alto tasso erotico che ricordano alcuni lavori erotici di Joe D’Amato e di Salvatore Samperi, permeati di atmosfere nere e violente tipiche dei film di sesso e vendetta. Un riferimento che viene salta subito agli occhi è Emanuelle e Françoise - Le sorelline (1975) di Massaccesi e Mattei, dove un uomo veniva recluso in casa per vendetta da una donna in preda a una follia erotica dopo la tragica fine della sorella. Tra l’altro remake di un film greco da noi inedito: La calda vendetta del sesso (1968). Il film di Patroni Griffi è molto più soft e non si lascia prendere la mano da eccessi di nessun tipo, anche se la sequenza della coltellata al petto inferta da Marie a Michael è molto cruda, al punto che sono in primo piano il sangue e la profonda ferita. Le due donne, sempre più complici ma al tempo stesso rivali, decidono di curarlo da sole e di non chiamare un medico. Musante è legato al letto con una catena, amoreggia con la figlia per cercare di farsi liberare, ma ottiene solo di far peggiorare i rapporti tra le due donne, folli di gelosia reciproca. Madre e figlia si picchiano selvaggiamente, la figlia ha la meglio, lega al letto anche la madre e tiene entrambi prigionieri, mentre suona la pianola come un’invasata. Risolve la situazione il provvidenziale ritorno a casa di Hélène, preoccupata del fatto che il compagno era irreperibile, ma soprattutto il figlio, quando entra nella casa - gabbia e trova la patente di Michael. La pellicola ha un finale aperto, oserei dire sospeso, con la Bolkan che riconosce un braccialetto al polso della ragazza e suona con insistenza il campanello della casa dove è imprigionato il compagno. Poca tensione caratterizza le sequenze finali, lo spettatore intuisce che la storia avrà un lieto fine, ma la conclusione mozza lascia l’amaro in bocca ed è forse la cosa peggiore di un lavoro che non può dirsi del tutto risolto.
 
 
Rivediamo Tony Musante - il televisivo ispettore Toma - insieme a Florinda Bolkan quindici anni dopo Anonimo veneziano (1970) ed è l’attore statunitense ad aprire i titoli di testa, mentre Laura Antonelli deve accontentarsi della seconda posizione, prima della bella attrice brasiliana. Tra gli attori di secondo Piano ricordiamo Laura Troschel, moglie di Pippo Franco, nei panni della decorativa segretaria di Michael. La pellicola è girata tra Parigi e la Spagna, con una buona ambientazione natalizia, ma sono molti gli interni alla De Paolis, tali da farne un film teatrale, solo per questo motivo nelle corde di Patroni Griffi. Ottimi i flashback erotici di ambientazione marina, la cavalcata sulla spiaggia, lungo il bagnasciuga e la fotografia degli esterni. Bene anche l’uso del ralenti nelle prime sequenze del rapporto, quando tutto ancora sembra una normale storia d’amore. Un thriller erotico, perverso e claustrofobico, cupo e angosciante, ai limiti del cinema horror, ricco di frasi a effetto che anticipano il precipitare degli eventi: “Forse nella vita ci si perde per ritrovarsi migliori di prima” (Musante); “Un regalo dal quale non potrò mai separarmi” (Antonelli), “Non ti permetterò di dimenticarmi” (Antonelli).

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