venerdì 5 febbraio 2016

Romanzo di un giovane povero (1995)

di Ettore Scola


Regia: Ettore Scola. Soggetto: Ettore Scola. Sceneggiatura: Ettore Scola, Giacomo Scarpelli, Silvia Scola. Musica: Armando Trovajoli  (composta e diretta).  Edizioni Musicali: BMG Ricordi spa. Canzone: Karline Ananas, canta Marina Restuccia.  Violoncello Solista: Matteo Scarpelli. Fotografia: Franco Di Giacomo. Operatore alla Macchina: Stefano Coletta. Assistente Operatore: Lorenzo Tovoli.  Scenografia: Luciano Ricceri. Arredamento: Ezio Di Monte.  Costumi: Enrico Sabbatini, Simonetta Leoncini.  Fonici Presa Diretta: Gaetano Carito, Benito Alchimede. Aiuto Regista: Amanzio Todini. Montaggio: Raimondo Crociani. Organizatore Generale: Giorgio Scotton. Direttore di Produzione: Carlo Pasini. Produttori: Franco Committeri, Luciano Ricceri. Produzione: Massfilm, Studio El, Matopigia, Istituto Luce (Italia); Les Films Alain Sarde (Francia); collaborazione della RAI Radio Televisione Italiana; contributo del Presidenza del Consiglio dei Ministri Dip. Spettacolo per film d’interesse culturale nazionale. Paesi Produzione: Italia, Francia. Filmato: Panavision, Cinemascope.  Teatri di Posa: Cinecittà. Mixage: Danilo Sterbini. Distribuzione: Istituto Luce. Interpreti: Alberto Sordi (sig. Bartoloni),  Rolando Ravello (Vincenzo), Isabella Ferrari (Andreina), Andre Dussollier (sostituto procuratore), Renato De Carmine (avvocato De Carmine), Gianfelice Imparato  (assistente del sost. proc.), Sara Franchetti (madre di Vincenzo), Mario Carotenuto (sig. Pieralisi, tipografo)  Gea Martire (la testimone), Aida Billarelli (Karline), Enzo Monteduro, Ester Astrologo, Giovanni Baghino, Nathaly Caldonazzo (Karline “Ananas”, da giovane), Vittorio Di Mambro,  Gloria Sirabella (la panettiera), Barbara D’Urso (madre dello studente).

Locandina francese

Romanzo di un giovane povero è uno degli ultimi lavori di Ettore Scola, il penultimo di Alberto Sordi (prima di Incontri proibiti, 1988) e l’ultimo di Mario Carotenuto (1915 - 1995), che morirà poco dopo la fine delle riprese. Salta subito agli occhi del buon conoscitore di Scola il fatto che la location è lo stesso condominio dove fu realizzato Una giornata particolare (1977), uno dei capolavori indiscussi del regista. L’interpretazione degli attori è una delle cose più pregevoli di una commedia interessante caratterizzata da totale commistione di generi, passando dal registro grottesco, al noir, con venature gialle e psicologiche. Alberto Sordi vince la Grolla d’Oro come miglior attore protagonista e Isabella Ferrari la Coppa Volpi a Venezia come miglior attrice non protagonista. Non premiato ma molto bravo anche Rolando Ravello nei panni del modesto professore disoccupato accusato di un crimine non commesso.

Ravello è Vincenzo, giovane professore di lettere disoccupato, che vive impartendo ripetizioni di italiano a uno studente svogliato, interessato solo alla playstation, ma a un certo punto perde anche tale impiego precario. Vincenzo è vessato da una madre borghese che rimpiange il passato e si vergogna della presente situazione di povertà. Il regista introduce subito la fase dell'arresto di Vincenzo, accusato di omicidio, narra il resto in un lungo flasback, illustrando la vita quotidiana di un uomo frustrato, che vive con la madre - apprensiva e asfissiante - in un grande condominio e non accetta l'amore della sincera Andreina(Ferrari), perché umiliato dalla sua indigenza. Il regista scava nella psicologia del personaggio, lo rappresenta come un uomo debole, in balia degli eventi, contento di occupare un posto da commesso tipografo pur di lavorare. Vincenzo è un insoddisfatto, depresso, dal carattere instabile che stringe amicizia con il viscido Bartoloni (Sordi) che vorrebbe eliminare la moglie Karline, un tempo bellissima ballerina ormai ingrassata, dedita ad alcol e psicofarmaci. Bartoloni è innamorato della graziosa panettiera Marcella - troppo giovane per lui - e vorrebbe scappare con lei in una fuga d'amore, ma prima Vincenzo dovrebbe ammazzare la moglie. Durante un incontro i due sono ubriachi e il ragazzo pare accettare, ma in cambio chiede che Bartoloni ammazzi sua madre. Tutto è frutto di un malinteso, ma quella affermazione costerà cara al ragazzo quando Karline muore per davvero, precipitando dal terrazzo.

Isabella Ferrari, Coppa Volpi a Venezia

Bartoloni ha recapitato i soldi pattuiti a Vincenzo, anche se lui non ha fatto niente, e lo denuncia per sviare le indagini dalla sua persona. Proprio quando Vincenzo aveva ripreso a vivere con interesse, frequentando la fidanzata, andando a ballare e passeggiare per Roma, arriva la tegola dell'indagine che lo fa precipitare nella più cupa depressione. Vincenzo rifiuta di difendersi, non collabora con nessuno, neppure con il suo avvocato, dice solo cose contraddittorie. Il sostituto procuratore conduce l’indagine, conclude che sono due le possibili ricostruzioni: autori del delitto possono essere tanto Bartoloni quanto Vincenzo. Finale aperto. Il ragazzo si abitua alla galera - un luogo dove gli altri decidono per lui e non deve prendersi responsabilità - e svolge con passione il suo lavoro di insegnante con i detenuti. Il signor Bartoloni vive in solitudine nella sua casa e sogna i bei tempi in cui aveva accanto una donna bellissima che danzava e cantava Karline Ananas. Il suo sogno impossibile di amore e fuga con la bella panettiera è svanito nel nulla, non resta che la tristezza di una notte di Capodanno solitaria, mentre sul palcoscenico della memoria danza un ricordo e scorrono le note struggenti d’una canzone lontana.

Scola dà indicazioni a Ravello
 
Ravello interpreta molto bene il giovane professore depresso, conteso tra i desideri borghesi della madre e l’amore della fidanzata, ma privo di una volontà propria, del tutto in balia del viscido vicino di casa. Alberto Sordi ci lascia l’ultima grande interpretazione della sua carriera, come sempre bravo quando è attore puro e non ha responsabilità di regia o di sceneggiatura. Perfetta caratterizzazione del marito vecchio e laido, appassionato di fumetti, innamorato di una ragazzina, con il chiodo fisso di eliminare un’insopportabile consorte, ormai troppo diversa dalla donna che aveva conosciuto. Straordinario nella parte in cui si finge paterno con Vincenzo, ma di fatto lo accusa di omicidio e cerca di scaricare su di lui ogni responsabilità. Isabella Ferrari è il solo personaggio positivo di un noir cupo e grottesco, ragazza innamorata che parla a raffica, racconta cose non richieste al sovrintendente, per salvare il suo uomo che non vuole essere salvato. Mario Carotenuto è vecchio e sofferente, ma ci regala la sua ultima splendida interpretazione dell’artigiano romano bonaccione, tutto cuore e passione. Ettore Scola dirige con mano salda una sceneggiatura teatrale - scritta insieme a Scarpelli e alla figlia Silvia - citando se stesso con l’idea della location e continuando la sua analisi in negativo della borghesia italiana. Il tema del lavoro e della disoccupazione giovanile è centrale, ma anche la psicologia dei personaggi risulta approfondita, visto che ognuno sprofonda nelle sue paure e nelle debolezze caratteriali.


Il tema del contrasto generazionale, vecchi contro i giovani, è espresso da una lunga filippica di Sordi, un intenso monologo che presenta ancor più il carattere perfido e laido del personaggio: “Essere giovani è una professione e allora essere vecchi come noi è un delitto? Noi chi siamo?”. Il film inizia come una commedia grottesca, prosegue come un noir e termina come un giallo atipico, con l’indagine poliziesca che conduce a diverse possibili ipotesi. Ottimi flashback onirici ricostruiscono in dissolvenza le presunti fasi della morte di Karoline e le varie tesi, ma anche i ricordi di un passato che non può tornare. Film realistico, intenso, a tratti grottesco ma credibile, ben strutturata l’insolita parte gialla, unicum in un film di Scola. Colonna sonora tutta pianoforte e violoncello, suadente e armonica, del maestro Trovajoli, impreziosita da un finale condotto sulle note struggenti di Karline Ananas. Fotografia scura d’una Roma notturna, alternata a scenografie cittadine solari e luminose, che si danno il cambio con cupi interni ambientati a Cinecittà.

 
Il film non ha niente a che vedere con il romanzo di Octave Feuillet, dal quale sono state tratte quattro pellicole e uno sceneggiato televisivo, interpretato da Paolo Carlini e Lea Padovani (1957). Il romanzo di un giovane povero, nella sua veste classica, è stato girato da Amleto Palermi (1921), Guido Brignore (1943), Marino Girolami (1958) e Cesare Canevari (1974). Ettore Scola non deve proprio niente al feuilleton. La critica non è entusiasta. Morando Morandini (due stelle): “Senza entrare nei binari del giallo, il film tenta la via della critica alla società borghese, senza però dimostrarsi particolarmente incisivo”.

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