lunedì 4 aprile 2016

Graffiante desiderio (1993)

di Sergio Martino

 
Regia: Sergio Martino. Soggetto e Sceneggiatura: Sergio Martino, Maurizio Rasio. Fotografia: Giancarlo Ferrando. Montaggio: Eugenio Alabiso. Musiche: Natale Massara. Scenografia: Stefano Massimo. Costumi: Silvio Laurenzi. Genere: thriller erotico. Durata: 97’. Interpreti: Vittoria Belvedere (Sonia), Ron Nummi (Luigi), Andrea Roncato (dr. Fabbri), Serena Grandi (Marcella Fabbri), Simona Borioni (Cinzia), Serena Bennato (Giuliana), Barbara Cavallari, Alessia Franchini, Riccardo Perrotti, Viviana Polic.

 
Sergio Martino (Roma, 1938), fratello del produttore Luciano (Napoli, 1933 - Malindi, 2013), è una gloria del nostro cinema di genere che frequenta in tutte le sue sfaccettature. Thriller erotici con Edwige Fenech (Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave, 1972), commedia sexy (Giovannona coscialunga disonorata con onore, 1972, ma anche Cugini carnali, 1973, Occhio malocchio prezzemolo e finocchio, 1983), poliziottesco (Milano trema: la polizia vuole giustizia, 1973), fantastico (L’isola degli uomini pesce, 1978), avventuroso (La montagna del dio cannibale, 1978), noir (Morte sospetta di una minorenne, 1975), persino western (Mannaja, 1977) e lacrima movie (La bellissima estate, 1974). Si ricorda per aver diretto Gigi Sammarchi e Andrea Roncato in alcune pellicole surreali nel momento del successo televisivo, ma anche come regista de L’allenatore nel pallone (1984), che nel 2008 riporta al cinema con un dimenticabile remake, purtroppo suo ultimo film. Molta televisione, una volta conclusa l’attività per il grande schermo con due thriller erotici che ricordano i primi tempi, ma senza attori come Fenech, Hilton e Rassimov.


Spiando Marina (1992) - firmato George Raminto - e Graffiante desiderio (1993) sembrano due pellicole gemelle per genere, tecnica di regia, fotografia da prodotto televisivo, ambientazione e colonna sonora. Spiando Marina vive sull’intensa performance erotica di Debora Caprioglio, reduce dal successo di Paprika (1991), e su un’atmosfera di tensione che conduce a un imprevedibile colpo di scena finale.


Graffiante desiderio (1993) presenta una protagonista meno dotata come Vittoria Belvedere - che in seguito farà molta fiction televisiva e poche pellicole - e un interprete maschile che non va oltre un’espressione monocorde, qualunque cosa accada. Meglio i comprimari Serena Grandi e Andrea Roncato (citazione vivente dei trascorsi registici), più spontanea la prima nelle sequenze erotiche e ben calato nella parte il secondo anche se migliore nei ruoli comici. In breve la trama. La cugina venezuelana Sonia (Belvedere) irrompe nella vita di Luigi (Nummi) per sconvolgerla, ne diventa amante e manda all’aria il previsto matrimonio borghese con Cinzia (Borioni). Luigi scopre che Sonia non è sua cugina carnale (citazione involontaria di un vecchio film del regista) e si sente libero di stringere una relazione che lo distruggerà. La ragazza è schizofrenica, ha ucciso i genitori e giorno dopo giorno tenta di eliminare il suo uomo. Le trasgressioni si susseguono alle trasgressioni. Furti, rapine, scambi di coppie, amore di gruppo, tradimenti, persino cannibalismo. Il finale è intenso e ricco di colpi di scena, tanto da far definire il film un thriller a tinte horror, corredato da molte sequenze erotiche.


La critica ufficiale demolisce sia Spiando Marina che Graffiante desiderio, ma è troppo drastica. Per Mereghetti, Graffiante desiderio è “un Pornosoft sadomaso d’interesse nullo, con una ruspante femme fatale nostrana che crede di rivaleggiare con la Sharon Stone di Basic Instict”. Parlare di porno soft è una contraddizione in termini, ché il film è un erotico soft che non scade mai nel porno; condivisibile un’ispirazione al modello nordamericano ma le strade percorse sono diverse e - se si vuole - molto più estreme. Basti pensare al pasto cannibalico inconsapevole dopo il rapporto a tre ma anche al violento e imprevedibile finale. Certo, due attori migliori di Belvedere e Nummi avrebbero fatto la differenza, contribuendo a rendere più efficace una sceneggiatura non banale che a tratti risente di pochi dialoghi artefatti. Pessima la colonna sonora a base di musica sintetica, buona la fotografia di una Rimini cupa e glaciale, perfetto scenario di una follia di provincia. In ogni caso, lo stesso Mereghetti parla di  “ridicolo involontario” e di “totale inespressività della Caprioglio”, riferendosi a Spiando Marina, film che presenta dei difetti (interprete maschile, colonna sonora…) ma che vive soprattutto dell’intenso erotismo che sprigiona dalla protagonista femminile. Il consiglio è di cercare le due pellicole e di farsi un’idea senza condizionamenti critici.

 
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